I DUBBI DEGLI HOST n. 1 : posso tenere a disposizione zucchero, caffè, olio e sale?

I DUBBI DEGLI HOST : OspitaMI risponde

Ho un dubbio: il mio appartamento è catalogato come CAV, posso avere in casa caffè-zucchero-olio-sale e biscotti?

Qui di seguito la risposta di OspitaMI.

Cara host, poni una questione giusta e corretta. Premesso che questa non è una consulenza (né fiscale, né di altro genere), ma solo la condivisione di pratiche, ragionamenti ed esperienze comuni, il nostro socio fondatore e tesoriere Franco sviluppa qualche considerazione sul tema.

 Ufficialmente:

  • chi gestisce una cav, non può “somministrare alimenti”
  • chi pratica la locazione turistica non deve somministrare alcun alimento, nè fornire cibi
  • chi tassa i ricavi con la “cedolare-secca”, non può “fornire servizi accessori “(a parte la pulizia iniziale e la fornitura di lenzuola e asciugamani).

Praticamente tutti coloro che affittano una casa vacanza, specie se per pochi giorni, fanno in modo che chi arriva trovi la cucina “pronta” con alcuni condimenti e generi di primissima necessità: zucchero, sale, pepe, aceto, olio, bustine di tè ovvero tutto ciò che si vende in quantitativi che difficilmente sono consumati in pochi giorni (una settimana o meno). Se non altro per un'assai condivisibile lotta allo spreco (che si avrebbe buttando tutto ciò che non si consuma nel breve periodo del soggiorno).

 Di solito (ma non sempre) si innesca un circuito virtuoso, per cui chi trova queste provviste, prima di partire provvede a lasciare qualcosa per compensare ciò che ha consumato, nel caso molti host provvedono personalmente a ripristinare ciò che manca e molti fanno in modo che si trovi anche qualche cosa per un pasto veloce (pasta, sugo, un paio di scatolette), oppure omaggiano gli ospiti con piccoli regali (cioccolatini, caramelle, spumante, …). Queste ultime pratiche sono rischiose dal punto di vista dell’applicazione della cedolare secca, che è stata definita solo l’estate scorsa e per la quale non c’è una casistica o prassi ben definita. A mio avviso, se attuate con moderazione sono pratiche di cortesia che non configurano “servizi accessori”, ma solo buone relazioni umane (ci si mette nei panni dell’ospitato e si fa in modo che trovi quello che tu vorresti trovare arrivando in casa d’altri).

 Dal punto di vista burocratico, regalare prodotti alimentari confezionati (esclusi quindi dolci e marmellate autoprodotte e simili) 

  • non costituisce “somministrazione di alimenti”, attività che è regolamentata in modo speciale in quanto presuppone la manipolazione di tali alimenti, con le conseguenti cautele necessarie per garantire la sicurezza degli ospiti
  • non costituisce, a mio parere, prestazione di servizi accessori, in quanto regali “beni" e non “servizi", a patto che siano regalati, ossia senza un corrispettivo specifico.

Un’attenzione particolare va riservata ai prodotti deperibili (ossia con scadenze brevi, come latte, yogurt, confezioni di affettati ed altri prodotti da frigo), perché possono diventare pericolosi: se non li escludi da quelli regalati amichevolmente, fai molta attenzione alle loro scadenze.

In ogni caso un’occhiata alle scadenze va sempre data soprattutto per i generi diversi da zucchero, sale, come, ad esempio, sughi, scatolette, biscotti.

 

Per i prodotti per le pulizie non ho mai sentito di contestazioni anche se tecnicamente potrebbero configurare dei servizi accessori extra, che impediscono l’utilizzo della cedolare secca. Lasciare però uno un detergente per pulire il pavimento, un paio di stracci e uno spazzolone, mi sembra una pratica utile se gli ospiti devono pulire dello sporco causato da loro.

Considerando però che si tratta di un vantaggio per il fisco (si paga la cedolare-secca sul ricavo lordo, senza dedurre nessuno dei numerosi costi), che le pulizie iniziali sono un servizio contemplato e che regali dei beni e non un servizio (le pulizie se le devono fare loro), non credo che ci sia un rischio elevato di contestazione.

Non conosco nessuno che si faccia pagare i consumi di questi beni di prima necessità alimentari e non (non saprei dire se si possa fare in modalità non imprenditoriale, penso che sarebbe in teoria possibile con la formula della "spesa in nome e per conto", ossia senza ricaricare i costi sostenuti, come se tu avessi comprato qualcosa per loro e loro ti rimborsano ciò che hai speso).

 

Ovviamente se, amichevolmente, offri una tazza di caffè, una fetta di torta o un vasetto di marmellata autoprodotte, non credo che questo possa crearti dei problemi con l'asl (ora ast) o con altri, ma evita di fare di questa pratica una caratteristica della tua offerta commerciale, perché non sarebbe legale (si configurerebbe quanto meno un B&B).

Qui ci si aggancia la tema dei ristoranti casalinghi (gente che cucina per ospiti paganti, ma in modo non imprenditoriale), una pratica abbastanza diffusa e per lo più al di fuori delle attuali norme sia igienico sanitarie, sia fiscali, ma questo apre un argomento molto (troppo) vasto e fuori dall’esperienza mia e dei soci di OspitaMI.

 

Cordialmente

 Franco Bontadini Tesoriere